Ai Weiwei il blog

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Ai Weiwei è senza dubbio il prototipo di intellettuale del nostro tempo, nato dalla confluenza del passato e del futuro  e frullato nella contemporaneità globale del web. Insieme di stimoli opposti, l’artista cinese  è riuscito mettere insieme l’antica cultura tradizionale del suo paese e le istanze del neomaoismo con lo spirito neodada  mutuato da Duchamp e del consumismo spettacolare newyorkese alla Andy Warhol.

Oggi Ai Weiwei è considerato uno dei personaggi più significativi del nostro tempo. Significativo ma anche molto controverso. Infatti indubbiamente rappresenta la  quintessenza dell’artista contemporaneo che spazia dall’architettura al web e che utilizza l’arte come elemento di cambiamento sociale, attraverso l’uso del blog come efficace strumento di lotta per i diritti civili.  Ma per i più maligni Ai Weiwei è anche un abile promotore di se stesso che ha saputo far carriera in Cina senza mai rompere con il regime e sfruttare il dissenso politico per farsi conoscere a livello mondiale. L’infanzia di  Ai Weiwei è segnata dalla Rivoluzione Culturale quando deve assistere alla rieducazione del padre, insigne poeta, costretto a pulire i gabinetti pubblici. Finito il dominio della Banda dei Quattro e apertosi uno spiraglio di libertà con la Primavera di Pechino, Ai Weiwei partecipa  ai primi fermenti di attivismo politico che si esprimono con il Muro della Democrazia dove i dazibao danno voce alla protesta politica che rivendica nella democrazia la vera “modernizzazione” di cui ha bisogno la Cina: momento che si conclude nel 1979 con l’arresto di gran parte dei dissidenti. L’artista, deluso dalla politica, si avvicina al gruppo Stars composto da artisti che, dopo  più di dieci anni di “arte per il popolo”, cercano nuovi modi espressivi. La loro prima mostra riesce a stare aperta solo due giorni prima di essere chiusa dalle autorità.  Non resta che l’espatrio. A New York Ai arriva con trenta dollari in tasca. Studia e fa vari lavori, frequenta la scena artistica, espone, fa scioperi della fame per piazza Tienanmen. Nel 1993 per una malattia del padre rientra in Cina dove partecipa ai primi movimenti artistici in quello che viene chiamato l’Est Village di Pechino. L’apporto di Ai al dibattito artistico fu fondamentale e servì non solo ad aprire all’arte occidentale ma a consentire una riflessione più analitica e concettuale delle esperienze artistiche. Nel corso degli anni la ricerca di Ai spazia dai pezzi di mobilio, ai progetti curatoriali, agli archivi e gallerie sperimentali, ai progetti di architettura. Nel 2003 fonda lo studio FAKE DESIGN (in cinese si pronuncia come “fuck”) che progetta e realizza più di settanta edifici e il progetto di una città nel deserto della mongolia interna. La sua è un’architettura basata su elementi semplici e essenziali in contrasto con il gusto imperante in Cina, che privilegia elementi decorativi.  Ma l’evento che lo rende famoso è la mostra Fuck off , curata con Feng Boyi, una collettiva di opere provocatorie, vere e proprie sfide  alle autorità, che si tiene in concomitanza alla Biennale di Shanghai del 2000. La mostra fu subito chiusa ma nel frattempo viene visitata dagli addetti ai lavori di tutto il mondo. Nel 2003 collabora con Jacques Herzog & Pierre de Meuron per il progetto del nuovo stadio nazionale di Pechino, divenuto famoso come “nido d’uccello”. In questi anni Ai è ormai divenuto un personaggio emblematico per la ricerca artistica in Cina e per i complessi rapporti giocati su elementi di libertà espressiva e identità con l’occidente. Ma è con la partecipazione al lancio della piattaforma blog sina.com nel 2005 che Ai diviene un vero e proprio fenomeno mediatico. Scopre il web sia come originale forma letteraria, che come divulgazione, tramite immagini, della sua vita e del suo lavoro. La presa di coscienza delle capacità connettiva della rete sta alla base di Fairytale, l’installazione realizzata per documenta 12 in cui l’artista invita, tramite il suo blog, 1001 cinesi a Kassel. L’opera è peculiare dell’agire di Ai Wei Wei: utilizzando gli strumenti della modernità (la capacità di connessione), stravolge i rapporti di potere e di gerarchia,  mette in crisi il sistema ma recupera  un concetto, quello di massa (qunzhong),  basilare dell’ideologia maoista, accantonato dalla Rivoluzione culturale. Nel 2008 Ai prende le distanze dalle celebrazioni per le Olimpiadi e sempre di più i suoi blog divengono atti di accusa contro il malgoverno, per una maggiore trasparenza nella gestione del potere, soprattutto nei casi di sciagure dovute in parte all’incuria o a una cattiva amministrazione. Prende posizione quando, per la pessima qualità degli edifici scolastici, durante il terremoto  nel Wenchuan muoiono migliaia di scolari. Centinaia di volontari vanno nelle zone terremotate per scoprire il vero numero delle vittime. La reazione delle autorità non si fa attendere: i volontari vengono intimiditi, Ai subisce un’aggressione, il suo blog viene chiuso nel 2009. Ai Wei Wei passa a Twitter dichiarando che tutte le citazioni di Mao sono più brevi di 140 caratteri. A confermare la connessione tra arte e vita tramite il web sono le mostre che Ai tiene nel 2009 quando al Mori Art Museum di Tokyo e alla Haus der Kunst di Monaco realizza installazioni in cui l’elemento dominante sono  gli zainetti dei bambini abbandonati tra le macerie. Pur essendo ancora considerato “un servo degli imperialisti americani” Ai Wei Wei si è creato in Cina una vasta notorietà che ha impedito un intervento diretto delle autorità che non hanno usato sinora la mano pesante, limitandosi a fare pressioni e ad intervenire sugli attivisti meno noti. Tuttavia Ai è già stato vittima di una aggressione e nel giugno del 2011 è stato arrestato, e poi rilasciato su cauzione, per l’accusa di frode fiscale. Il confronto in atto si basa su equilibri delicati. Ai non si pone come contestatore del sistema ma critica aspramente il malgoverno e la cattiva amministrazione, e ciò, nel sottile gioco del potere cinese, può essere di danno ad alcune amministrazioni ma può fare il gioco di altre. Altresì la blogosfera dove opera Ai sta divenendo per le autorità cinesi un fenomeno incontenibile, scardinando il sistema di controllo delle informazioni con un metodo, quello dell’espressione diretta delle masse via web, che un sistema neocomunista si trova in imbarazzo a reprimere. Le autorità preferiscono andare caute rimuovendo i post troppo critici, arrestando qualche dissidente poco noto, studiando nuovi metodi di censura elettronica. L’opera di Ai Wei Wei, tramite il web, è divenuta un’opera d’arte globale che comprende sia i blog come le installazioni, i suoi scritti come i twitter, l’architettura e le modalità del vivere come la libertà di espressione. La sua opera la si può conoscere in una piccola mostra in corso sino al 10 giugno al Magasin3 di Stoccolma mentre il suo pensiero lo possiamo scoprire grazie alla pubblicazione dei suoi scritti, interviste, invettive dal 2006 al 2009 nel volume Ai Weiwei Il blog, edito da Johan & Levi e curato con perizia da Stefano Chiodi. Non  si tratta di blog esclusivamente politici ma testi che permettono di avere una visione complessiva della personalità e del pensiero dell’artista. Un’utile lettura non solo per scoprire uno dei fenomeni più attuali dell’arte contemporanea ma anche per scoprire quell’universo cinese che sta transitando dalla cultura tradizionale di stampo contadino e marxista a quella cyber-neomaoista.

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