New Media Center, Castello di Rivoli
Biruchiy Project
A cura di Resò International
Ogni progetto culturale ha inizialmente una fase di elaborazione in cui la vaghezza è l’elemento principale. Da un lato troppi elementi non sono ancora chiari, dall’altro vi è la preoccupazione che il definire lo stato delle cose precluda percorsi che potrebbero rivelarsi fecondi. Ci si limita ad una serie di riflessioni, di ipotesi. Riflessioni e ipotesi che però non sono certo fine a se stesse e che, comunque, portano il pensiero verso scelte e, infine, a sbocchi operativi. Di fatto, di per sé, già le motivazioni che stanno alla base del progetto ne danno un senso generale che, pur non avendo la specificità di una “mission”, ne creano per così dire l’atmosfera, un’aura progettuale, parafrasando Benjamin. Così è anche per la partecipazione italiana al symposium di Biruchiy. In questa fase essenzialmente teorica, il mio compito è stato di cercare di comunicare agli artisti – che a Biruchiy non sono mai stati – più ancora che informazioni logistiche, le sensazioni provate, quelle appunto che danno l’idea dell’ “aura”, dello spirito che aleggia a Biruchiy, dalla quale partire perché proprio in quell’aura si realizzeranno i loro progetti, le loro opere.
Gli artisti che sono stati scelti, seppur giovani, hanno già raggiunto una piena personalità creativa e un riscontro di affermazioni a livello internazionale. Le loro opere, pur caratterizzate da linguaggi e poetiche diverse, hanno in comune una grande forza espressiva. Si volgono verso il mondo, colgono la visione dell’altro, percepiscono e rielaborano, attraverso un’insita sensibilità, gli interrogativi di fondo.
Pertanto anche l’incerta situazione politica internazionale che incombe sulla nostra partecipazione, volenti o nolenti, entrerà a far parte dell’aura come elemento imponderabile ma ineluttabile, con tutte le sue connessioni: la tragedia, il lutto ma anche il desiderio di libertà e del vivere in pace.
Resò per il progetto Biruchiy ha selezionato Alessandro Sciaraffa e Giancarlo e Massimiliano De Serio. Sciaraffa ha esposto a Torino alla Fondazione Merz, alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea e alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Gianluca e Massimiliano De Serio, artisti e filmaker, hanno ottenuto riconoscimenti nelle più qualificate rassegne cinematografiche internazionali. Le loro opere sono state esposte al MACRO di Roma, al Castello di Rivoli, a documenta XIII a Kassel. Artisti, diversi tra loro, ma che hanno in comune oltre alla raggiunta maturità artistica un approccio del tutto originale con l’altro da sé con cui si confrontano. La loro è una poetica che sonda e che si nutre dell’apporto esterno dell’individualità che ci circondano, dell’ambiente, dell’universo nella dinamica costitutiva dell’opera d’arte. Uno sguardo verso l’esterno verso la curiosità sul mondo. Un viaggio è scoperta. Inizia non al momento della partenza ma nel momento in cui si ci si apre alla scoperta, alla conoscenza dell’altro. Oggi non con mappe e carte geografiche che sanno di spezie ma con il freddo occhio universale di Google. Freddo ma che non impedisce di progettare, fantasticare: il territorio, gli spazi, terre lontane, mari misteriosi, gente sconosciuta. E’ il primo approccio a Biruchiy sul quale si incomincia a riflettere, sul quale la vena immaginaria-creativa degli artisti intesse una serie di percorsi. Così abbiamo iniziato il viaggio verso Biruchiy.
Report
Biruchiy contemporary art project
International Symposium of Contemporary Art Herald 013
Regione Zaporizhia, isola Biruchiy
Ucraina
Il luogo
Il progetto Biruchiy nasce dall’iniziativa di un gruppo di artisti e appassionati d’arte contemporanea ucraini che hanno dato avvio anni fa ad una serie di incontri tra artisti in Crimea. Successivamente il gruppo si amplia e trova una nuova sede per il Simposio internazionale d’arte contemporanea in una lunga lingua di terra che corre tra il Mare D’Azov e la terraferma. Questo territorio, che è stato utilizzato durante il regime sovietico per lo svago e il turismo interno, pur conservando le caratteristiche di pianificazione del regime e in diversi casi presentando una scarsa manutenzione, è in fase di trasformazione con offerte di intrattenimento di vario genere (festival musicali, attività di folklore, attività marinare). Di recente inizia ad ospitare un turismo essenzialmente nazionale con presenze dai paesi dell’est e dalla Germania. All’estremo limite, si trova un uno dei più importanti parchi nazionali dell’Ucraina. Si tratta di una vasta area a bassa vegetazione popolata da cervi, cavalli bradi e varie specie di uccelli, circondata da tre lati dal mare. Oltre il parco, in una zona off-limit, vi è la ex residenza estiva dei presidenti dell’URSS, attualmente utilizzata dal figlio del presidente ucraino in carica.
A poche centinaia di metri prima del parco, in una zona isolata, si trova un villaggio turistico, creato durante il regime sovietico, per ospitare i Pionieri del Partito Comunista. Il luogo, oltre che per le caratteristiche accennate, è stato scelto dai promotori anche per seguire la lezione di J.Beuys sul rapporto tra arte e territorio e per ricreare una situazione in cui artisti di diverse tendente e generazioni, alle prime armi e affermati, si potessero incontrare in una situazione informale e isolata per discutere d’arte e dei loro lavori.
Il villaggio, situato in riva al mare, è costituito da una serie di vialetti alberati collegati da piazzette in cui si trovano le originali casette in legno, molto spartane, che ospitavano i Pionieri. Vi sono quattro edifici a due piani costruiti secondo i parametri dell’edilizia socialista che ospitano appartamenti e servizi per la comunità: un piccolo teatro, una sala giochi, un laboratorio. Accanto a questa parte originale, che risente di mancanza di manutenzione, i nuovi proprietari ( o gestori) hanno costruito una serie di bungalow moderni perfettamente attrezzati prospicienti al mare, che ospitano turisti durante l’estate. La spiaggia, che dista pochi metri, composta da sabbia e resti di minuscole conchiglie che le conferiscono una particolare tonalità rosa, è lunga diversi di kilometri e completamente libera.
Fa parte del villaggio un ristorante ed un bar. Durante il simposio l’intera struttura è occupata, salvo qualche sporadica presenza di turisti o ospiti, dagli artisti.
L’organizzazione
I symposium sono organizzati dall’ Associazione sostenitori d’arte contemporanea, formata da privati tra i quali vi sono imprenditori, commercianti, professionisti ma anche dealer e collezionisti.
Gli artisti vengono selezionati tra quelli più significativi della stagione, su indicazione di esperti, degli sponsor, dei curatori preposti all’edizione, nell’intento di creare uno scambio di esperienze tra diverse generazioni e tra coloro che operano già in un contesto internazionale (invitati come ospiti d’onore) e coloro che sono a inizio carriera. L’iniziativa è nata nel 2006 e nel corso degli anni ha riunito più di 100 artisti. Le attività che si tengono durante il simposio sono libere. Vi sono discussioni su vari temi, incontri tra gli artisti, conferenze, realizzazione di opere in gruppo, creazione di installazioni fisse di grandi dimensioni, street art, performance e serate di musica tecnologica e dj set delle più recenti tendenze. Il tutto in un contesto informale.
Il simposio si conclude con una mostra collettiva che viene presentata nel villaggio per poi far tappa in altre località dell’Ucraina. L’ultima edizione è stata presentata anche all’Arsenale di Kiev nell’ambito della fiera internazionale d’arte contemporanea.
La rassegna
Dal 2 al 18 settembre 2013 si è tenuta l’ottava edizione del Simposio Internazionale Herald 013, progetto pilota per giovani artisti. L’evento principale è stata la rassegna collettiva zona abitabile / zona vizhivannya, curatori Natalia Matsenko e Sergey Kantsedal. La mostra si è basata sul concetto, mutuato dall’astronomia, che indica una regione dello spazio in cui le condizioni sono favorevoli per la formazione e lo sviluppo di una nuova vita. La rassegna si è tenuta nello spazio (predisposto anche per concerti e performance) dell’ex teatro e, per scelta curatoriale e degli artisti, all’aperto. Le opere sono state collocate alle pareti esterne delle ex casette dei Pionieri, alcune installazioni sono state esposte nelle piazzette. Sono stati utilizzati, trasformandoli, reperti delle strutture del villaggio e materiale di recupero. Nello spirito del Symposium la rassegna ha deliberatamente abbandonato le impostazioni espositive tradizionali, cercando di creare un rapporto diretto tra opera e contesto ambientale.
Alla rassegna hanno partecipato una quarantina di artisti, alcuni già affermati a livello nazionale ed anche internazionale, altri di metà carriera, tutti giovani, oltre ad un gruppo di artisti, nati tra gli anni Cinquanta e Sessanta, molto autorevoli in Ucraina, alcuni con esperienze internazionali e con gallerie nell’Ovest e in USA, battiture da Sotheby, come Oleg Tistol che ha esposto nel 2001 a The First Ukrainian Project alla Biennale di Venezia e le cui opere si trovano in collezioni come quella dello Stedelijk Museum.
Il tema della mostra è stato affrontato da differenti angolature. Accanto ad opere pittoriche di matrice onirica e neofigurativa, soprattutto degli artisti più in età, sono state presentate opere che utilizzano tecniche disparate e linguaggi espressivi diversi a testimoniare il fervore culturale che le arti visive stanno attraversando in Ucraina. Lo Sviter Art Group, generazione anni Ottanta, che usualmente realizza installazioni site specific con elementi electroclash e electropunk ha presentato un’installazione composta da una serie di computer con gli schermi rotti, acquistati su internet, sui quali interviene segnicamente. Vitali Cocan ha proposto vetri nei quali sono inseriti elementi biologici per proporre una riflessione neoconcettuale e una installazione a dimensione naturale formata da un asciugamano, sapone e lavandino utilizzabile dal pubblico. Roman Minin interviene su strutture urbane presenti in loco come l’impianto antincendio del periodo sovietico e su un bulldozer trasformato in emblema della giovane arte ucraina. Alcuni artisti hanno realizzato opere video, presentate sia su monitor che su Internet. Troviamo la Street Art con grandi interventi a parete o su strutture preesistenti di diversi artisti tra cui APL315, presenti sulla scena nazionale.
Ha partecipato alla mostra Zhanna Kadyrova, che ha esposto all’ultima Biennale di Venezia e che attualmente è seguita dalla Galleria Continua. L’artista, con la collaborazione degli altri partecipanti, ha realizzato una monumentale fontana–fungo. L’installazione in metallo e cemento alta più di 5 metri, costruita con materiali trovati e assemblati in loco, rimarrà stabilmente nel villaggio.
Alcuni degli artisti che espongono a Biruchiy sono presenti nella grande mostra storica dedicata all’arte ucraina dalle origini ai giorni nostri attualmente in corso all’Arsenale di Kiev, la più importante istituzione espositiva nazionale.
Particolarmente attiva in Ucraina è la ricerca artistica inerente alla musica tecnologica che, negli ultimi tempi, ha conseguito notorietà internazionale. In questa edizione si è tenuto il laboratorio di suono Biruchiy M Sound Lab, organizzato dal produttore musicale e dj Costantino Mishukov e dal dj e musicista Oleg Sokolov. L’edizione di quest’anno è stata realizzata con un programma audiovisivo che ha visto partecipi Konstantin Mishukov e Oleg Sokolov con Layout (Kiev), Expert (Kiev), Sergey Kodatsky (Kiev), Timothy Kalashnikov (Kiev), Anton Lapofvw (Lugansk), Ayrat Naryshkin con Sergei Naryshkin (Mosca).
L’evento finale del Simposio Herald 013 si è tenuto con la presentazione della mostra nella Casa Museo Massimiliano Voloshin a Koktebel in Crimea.
Catalogo
Verrà pubblicato un catalogo con testi critici e apparato scientifico. Le immagini delle opere esposte saranno riprodotte a colori e il volume conterrà il CD-ROM Biruchiy M SOUND LAB. Il catalogo, oltre alla normale distribuzione, verrà inviato a collezionisti, esperti, galleristi e a una vasta cerchia di intenditori d’arte.
Presenze e incontri
Oltre agli artisti selezionati, tra gli altri, hanno partecipato all’edizione del Simposio 2013 e sono stati presenti all’inaugurazione della mostra: il Direttore della sede russa della casa d’aste Sotheby Irina Stepanova (Mosca); l’esperta in formazione di collezioni private della casa d’aste Sotheby Alina Dewey (Londra); il Direttore dell’Istituto di Arte Contemporanea dell’Accademia Nazionale d’Arte dell’Ucraina e Commissario del Padiglione Ucraino alla 55a Biennale di Venezia Viktor Sidorenko (Kiev); il dealer d’arte contemporanea Igor Abramovich (Kiev) che attualmente si sta occupando della realizzazione di una grande mostra dell’arte ucraina a Londra (Saatchi); il regista Hanka Tretiak (Kiev); Sergei Bratkov (Mosca), esponente della nuova fotografia dell’est e rappresentante del Padiglione Russo
all’ultima Biennale veneziana; Anatoly Crookshanks (Kiev) esponente di spicco dell’arte ucraina; Arsene Savadov (Kiev) artista di fama internazionale; Oleg Kulik (Mosca) artista e curatore; Pavel Kerestey (Londra) e Alexander Zhyvotkov (Kiev) artisti. Con la maggior parte di essi ho avuto modo di avere uno scambio di idee e informazioni sullo stato dell’arte. La copertura mediatica dell’evento è stata assicurata dalla presenza di giornalisti e televisioni nazionali.
Lo stato dell’arte
La situazione dell’arte contemporanea in Ucraina è in grande fermento. Forse per reazione al precedente regime o per la carenza di risorse pubbliche un ruolo trainante più che dalle pubbliche istituzioni è stato preso dall’iniziativa privata di personaggi come il magnate Pinchuk. Riporto da La Stampa del 19/2/13 “Suscita scalpore in Ucraina la promessa fatta oggi da Viktor Pinchuk, il secondo uomo più ricco dell’ex repubblica sovietica, legato a doppio filo con il potere politico, il quale ha annunciato che donerà in beneficenza almeno la metà della sua fortuna aderendo all’iniziativa Giving Pledge lanciata dai miliardari americani Bill Gates e Warren Buffett. «Investendo metà o più della mia fortuna in settori come l’istruzione, la sanità pubblica, l’accesso all’arte moderna e la promozione del mio paese» – ha spiegato l’oligarca – investo nelle prossime generazioni, quelle che costruiranno l’Ucraina del futuro e il mondo di domani». Pinchuk, che appartiene al cosiddetto clan di Dnipropetrovsk, si è arricchito dopo la caduta dell’Urss e ha fatto passi da gigante tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000, quando era presidente dell’Ucraina suo suocero, il controverso Leonid Kuchma. Adesso è il maggior azionista della Interpipe, una holding che comprende due grandi fabbriche per la produzione di tubi e laminati d’acciaio, fonderie, aziende petrolchimiche e imprese di costruzioni, ed è considerato molto vicino all’attuale presidente, Viktor Ianukovich. Oligarca e ingegnere, Pinchuk è considerato un tycoon dei media (possiede tre canali tv e un quotidiano nazionale, `Fatti´ ) è un grandissimo collezionista d’arte. Secondo la rivista Forbes, la sua ricchezza può essere stimata in 3,7 miliardi di dollari.” Viktor Pinchuk ha fondato il Pinchuk Art Centre. “PinchukArtCentre is an international centre for contemporary art of the 21st century. It is an open platform for the artists, the art work and society. Its definite innovative profile is aimed at the dynamic interlacing of new production, presentation, and collection bridging national identity and international challenge.” Il Pinchuk art centre di Kiev, è a tutti gli effetti un museo privato finanziato da Pinchuk che opera collezionando opere di artisti come Damien Hirst e Takashi Murakami o di artisti come Philippe Parreno, Olafur Eliasson, Sarah Morris, Carsten Holler e Thomas Ruff, ma anche di artisti locali, alcuni ormai famosi come Boris Mykhailov e Oleg Kulik. altri meno noti ma promettenti come Vasyl Tsagolov con uno sguardo verso l’Oriente, l’lndia di Subodh Gupta, il Giappone di Hatsushiba, dall’altro sostiene le opere concettuali di 21 giovani artisti internazionali selezionati per il Future generation art prize finanziato dallo stesso Pinchuk. I giovani artisti della Future generation hanno esposto le loro opere a Venezia durante la Biennale del 2011 in un evento collaterale organizzato da Pinchuk. (si veda a seguire l’illuminante intervista al magnate di A. Polveroni). Un altro elemento fondamentale è la prima Biennale di Kiev che si è tenuta lo scorso anno. All’ Arsenale, storico gigantesco edificio adibito a deposito d’armi nel centro di Kiev, il curatore David Elliot ha presentato una rassegna di grande importanza sia per la qualità degli artisti presentati sia per il numero di opere che per l’effetto mediatico, tanto da poter essere considerata al livello delle Biennali dell’ovest dell’ultima generazione. La rassegna si prefiggeva anche un obiettivo non tanto segreto cioè riposizionare gli artisti ucraini in un conteso internazionale: dei 99 artisti presenti ben 22 erano di origine ucraina. Porre gli artisti ucraini accanto ai maestri del contemporaneo non si deve considerare un’operazione solo di marketing ma si deve vedere anche come il tentativo di recuperare una identità artistica nazionale, non autoreferenziale ma da cui partire per una dimensione internazionale. Una problematica molto sentita. Sino alla caduta del regime sovietico, gli artisti di chiara fama internazionale ucraini all’estero erano (e sono ancora) considerati russi. (In letteratura si veda il caso di Mikail Bulgakov, l’autore del capolavoro Il Maestro e Margherita, ritenuto da tutti russo ma nato a Kiev).
La Biennale di Kiev e altre iniziative del settore, come la presenza alle principali rassegne (vedi Biennale di Venezia), la promozione della giovane arte ucraina nell’arte internazionale ( vedi il premio di Pinchuk) fanno parte di questo progetto.
Ma vi è anche, a mio avviso, un’ambizione più grande e recondita, soprattutto da parte di dealer e sponsor: tentare di spostare l’asse del sistema dell’arte verso est coinvolgendo l’oriente ( non è casuale l’attenzione all’arte cinese, indiana e giapponese) e in questo modo far divenire l’Ucraina il centro o il luogo di mediazione internazionale delle tendenze artistiche affermate e emergenti.
Oltre all’attività di istituzioni come il Centro di Visual Culture Research dell’Università e dell’Accademia Mohyla di Kiev e all’apertura di nuove gallerie,
a testimoniare l’interesse diffuso per l’arte contemporanea, vi è stato lo sviluppo di diverse testate e magazine d’arte contemporanea come il sito web Korydor, gestito dalla Fondazione per l’arte contemporanea (CCA) di Kateryna Botanova, e la rivista Art Ucraina, impegnati a sostenere giovani artisti e curatori.
In questo contesto, a vario livello, si sono sviluppate iniziative come Biruchiy contemporary art project che, al di là della sua veste informale e vacanziera, gode del supporto di diversi personaggi del mondo dell’arte ucraino, delle istituzioni pubbliche e di alcuni dealer. Non disgiunto dall’attenzione di operatori stranieri, soprattutto di case d’aste internazionali. Oltre ai contatti avuti durante la rassegna, ho ottenuto un incontro con il Direttore dell’Istituto di Arte Contemporanea dell’Accademia Nazionale d’Arte dell’Ucraina e Commissario del Padiglione Ucraino alla 55 Biennale di Venezia Viktor Sidorenko, nel suo studio a Kiev. L’Istituto non è un’istituzione preposta all’insegnamento, ma è composto da dipartimenti in cui ricercatori studiano e approfondiscono gli sviluppi e i vari settori dell’arte contemporanea. Sidorenko mi ha confermato la validità del progetto Biruchiy, sia per la continuità dell’iniziativa, la più longeva del genere in Ucraina, sia per la qualità dei partecipanti. Si è detto altresì in linea di massima disponibile a sostenere un eventuale progetto in cui vi sia la presenza di artisti italiani. L’Istituto ha a disposizione un ragguardevole spazio espositivo in Kiev allestito per ospitare mostre a livello internazionale.
Per ulteriori informazioni www.biruchiyart.com.ua/
Per dare un’idea del personaggio Viktor Pinchuk riporto parte di una delle poche interviste concesse.
(A. Polveroni, La Repubblica, 2006) “Lo abbiamo incontrato nel suo museo e una volta tanto Mr. Pinchuk si e fatto intervistare, dando lezioni su come usare l’arte negli affari. Andiamo subito al sodo. Perche ha deciso di investire nell’arte contemporanea? “Conosce qualcosa di meglio, di più efficace? E’ l’arte che arriva dritta agli occhi, il linguaggio più universale che ci sia in questo momento. Tutti i grandi tycoon hanno un proprio museo. Avrei potuto investire nel calcio, come fanno molti, ma è un linguaggio popolare che non mi interessa. L’arte parla alle èlite, e qui c’è bisogno proprio di creare un’’èlite. Non dimentichiamoci che la Turchia, per candidarsi a entrare nell’Unione Europea, tra le varie cose che ha fatto, ha aperto un museo di arte contemporanea, che ora sarà diretto da un critico inglese, David Elliott, che negli ultimi tre anni è stato a Tokyo, al vertice del Mori Art Museum, aperto dal signor Mori, uno dei più grandi imprenditori giapponesi. E così che si fanno le cose. E poi, per quanta mi riguarda, il successo che ho avuto I’anno scorso a Venezia durante la Biennale arti visive, quando ho esposto parte della mia collezione in un palazzo su Canal Grande, mi ha convinto ad andare avanti”. A proposito di Venezia e di Canal Grande, che ne pensa del nuovo Palazzo Grassi di Francois Pinault?
«Ha dei pezzi eccellenti, e stato bravo e ha fatto bene ad affidare il restauro del palazzo a Tadao Ando. Ma anche Pinault ha avuto dei problemi nel suo Paese. E infatti ha scelto Venezia mentre noi, nonostante tutto, abbiamo scelto di fare il museo qui. Forse io sono più ambizioso di lui».
Neanche lei, nel suo Paese, sembra avere un forte sostegno statale. Come mai?
«Guardi, quando ho cominciato a collezionare arte contemporanea con I’intenzione di aprire un museo, ne ho parlato con un ministro del governo Kuchma. Sembravano interessati, ma poi c’è stata la rivoluzione arancione e tutto è rientrato. A questo punto vado avanti da solo. Non è che voglio essere più veloce dello Stato, ma voglio fare quello che mi interessa».
E che cosa che le interessa di più?
«La modernizzazione del mio Paese. Voglio aprire I’Ucraina all’Occidente, renderla interessante per I’interlocutore europeo, facendo vedere che anche noi siamo capaci di fare musei importanti. Voglio portare qui il board del Guggenheim e tutti i grandi collezionisti intemazionali. Sono assolutamente convinto che dare un museo d’arte contemporanea al mio Paese sia un gesto necessario. Per fare il Pinchuk Art Center abbiamo acquistato un palazzo storico nel centro di Kiev, nell’area più in vista e più esclusiva della città. L’abbiamo restaurato e per ora non e stato un investimento molto conveniente dal punto di vista economico. Avevo in mente un altro edificio, dove avrei potuto allestire quasi interamente la mia collezione: il vecchio Arsenale, un luogo interessantissimo, perfetto per l’arte contemporanea. Ma il governo ha preferito farci un museo storico. Non è facile per un imprenditore muoversi in Ucraina, ci sono moltissimi ostacoli che voi europei non potete neanche immaginare».
Un uomo d’affari che però investe anche in arte e promuove attività filantropiche… che relazione c’è tra il suo business e il museo? Non le sembra di esagerare un po’ chiamandolo Pinchuk Art Center?
Niente affatto, semmai aumenta le mie responsabilità. II nome indica soltanto che il museo fa parte del mio brand. E come se la Nokia promuovesse un centro per l’arte contemporanea e non lo chiamasse Nokia. II mercato è importante, nella mia collezione ci sono alcune opere che valgono già cinque volte di più di quando le ho acquistate e sono molto contento di questo. Ma a me interessa di più il contributo estetico che artisti possono dare, non quello commerciale. E il pubblico questo lo capisce”.
E’ sincero?
“Ho promesso di esserlo. E poi parlano i fatti. La prossima mostra che si inaugura a dicembre sarà dedicata esclusivamente a giovani artisti ucraini. Ne ho parlato con i miei consulenti e loro mi hanno scongiurato di non farlo. Ma io la farò lo stesso, perchè voglio far conoscere la società ucraina». Ma le piace questa arte? «Molto, i miei genitori erano modesti collezionisti di copie e stampe del Novecento russo. lo da loro ho ereditato il gusto per questo periodo e all’inizio degli anni Novanta, quando ho cominciato a investire nella cultura, ho comprato opere russe. La mia collezione personale si compone soprattutto di artisti russi e ucraini a cavallo tra Ottocento e Novecento. Amo molto la Goncharova, Larianov, ma i loro quadri sono a casa mia e non c’entrano con I’Art Pinchuk Center, nè sono in conflitto con il progetto. Semplicemente sono due cose diverse”.
In che senso?
«Ho capito che per uscire allo scoperto dovevo acquistare arte contemporanea straniera. E che dovevo affidarmi a dei curatori internazionali. Dividere le mie inclinazioni, insomma, dal progetto di un museo pubblico».
(www.biruchiyart.com.ua) in residency at Cittadellarte-
Fondazione Pistoletto, Biella.