Kiefer e Feldmann

Kiefer e Feldmann

Massimo Minini è un gallerista di lungo corso che nasconde la caratura dell’intellettuale che si diletta ancora ad analizzare il “combinato disposto” delle cose del mondo. Dopo trentasette fiere di Basilea e infinite personali e collettive ancora trova l’insano piacere di scrivere d’arte e lanciarsi con molto gusto e raffinatezza nel gioco intellettuale di contrapporre due protagonisti dell’arte internazionale made in Germany: Anselm Kiefer e Hans-Peter Feldmann. Lo fa in un libretto, edito nella collana “il punto” dell’editore Johan & Levi, che ha come sottotitolo “Eroi e antieroi nell’arte tedesca contemporanea”. L’eroe in questione è Kiefer, mostro sacro della rinascita concettuale in chiave espressiva con una forte dose di valori storici macerati che stanno alla base della Germania rinata. Un insieme di sensi di colpa e orgoglio che vengono resi nelle opere dell’artista con una dose di sacralità e di imponenza, come si conviene ai grandi drammi. A fronte di cotanto apparato Minini pone Feldmann, l’antieroe, l’artista che  per una decina d’anni decide di non fare più l’artista, ritenendo, con un understatement assoluto, che in quel periodo non abbia niente da dire (un esempio che andrebbe seguito da molti). Feldmann gioca al minimo. Lascia che siano le cose a parlare: con una serie fotografica ritrae personaggi comuni in pose comuni, nelle differenti età sino a 100 anni, anno dopo anno. Ed è una riflessione sul tempo e sulla vita. Anche i drammi epocali vengono trattati in modo essenziale: bastano 151 fogli di giornale del dopo l’11 settembre, incorniciati e posti gli uni accanto agli altri, per dare il senso della tragedia.  Una visione del mondo disincantata non può non comprendere l’ironia, così il David diventa un colosso rosa di nove metri di polistirolo e i vecchi ritratti di personaggi del passato vengono riprodotti con il naso rosso da clown. Due mondi opposti quindi che Minini si diverte con intelligenza e garbo a mettere a confronto per opposti e connessioni, tanto da farci dimenticare che Feldmann lavora per la Galleria di Minini di Brescia.

 

*Kiefer e Feldmann pdf