Cina II

All’indomani dell’apertura ai mercati occidentali l’arte contemporanea cinese si è affermata con artisti come Cai Guo-Qiang e Huang Yong Ping e la nuova generazione di artisti del dopo Mao come Cao Fei, Liu Wei, Yang Fudong, Sun Xun, Zhang Ding. Ai Weiwei, architetto, artista, blogger e attivista per i diritti umani, uno dei più significativi artisti del nostro tempo, espone in tutto il mondo pur sottostando alle pressioni e ai controlli del regime. E l’interesse per la scena artistica e intellettuale cinese si fa ancora più vivo in quanto la Cina stessa viene sempre più identificata come la grande risorsa ma anche la grande incognita dello sviluppo planetario. Tanto che i media occidentali spesso collegano la parola “futuro” con la parola “Cina”, come sottolinea Hans Ulrich Obrist, in “China, The future will be… Thoughts on What’s to Come”,  volume che raccoglie oltre cento tra pensieri, riflessioni, dichiarazioni, di artisti e intellettuali cinesi – più qualche star occidentale – sul futuro e sulla Cina. Obrist è considerato da ArtReview il secondo personaggio più influente nell’arte contemporanea. “Il mio lavoro – dichiara- si basa sul rapporto con gli altri, sull’attingere a tutte le informazioni a disposizione e nel tentare di trasformarle in conoscenza». Il volume, in inglese e cinese, è una coproduzione tra Pinacoteca  Agnelli e UCCA, Ullens Center for Contemporary Art a Beijing, con una riflessione sul collezionismo, filone su cui la pinacoteca da anni lavora,  di Ginevra Elkann e un saggio di Philip Tinari. Parte di un percorso che ha avuto come tappa la mostra China Power Station, tenutasi alla Pinacoteca Agnelli nel 2010, il progetto ha preso avvio nel gennaio del 2005 con le Future List quando Obrist inizia a chiedere agli artisti di completare la frase  “The future will be…”. L’approccio si rivela ben presto un oliato stratagemma alla Raymond Russel, della letteratura potenziale di Georges Perec e soci.

 “ Hans Ulrich – scrive Ginevra Elkann – spesso si riferisce all’Oulipo (Ouvroir de littérature potentielle) quando parla delle sue Future List. Viene in mente anche a me un testo  “oulipiano” di Italo Calvino “Le Città Invisibili”. In esso il narratore (o, forse, il collezionista di storie) intreccia i ritratti di terre sconosciute. Ciò che risulta, alla fine, è il ritratto del viaggiatore stesso e dei suoi desideri.” Le dichiarazioni stringate e dirette, non limitate al mondo dell’arte ma estese a scienziati e intellettuali, pongono questioni, sviluppano interazioni. Soprattutto per quanto riguarda uno dei temi più attuali: la dimensione tempo. Passato e futuro, grazie alle tecnologie della connessione e di Internet, si concentrano sempre più in una visione della contemporaneità che tutto assume. Ciò diviene particolarmente evidente nel volume sulla Cina, dove alle caratteristiche del procedimento culturale si assommano quelle specifiche del soggetto, dal Confucianesimo alle teorie postmarxiste,  il tutto in un senso della storia ben diversa da quella occidentale ma particolarmente consona alle pratiche di connessione delle nuove tecnologie. “L’unico futuro che si può predire con esattezza è la morte” sentenzia Qiu Anxiong, artista. Per l’archistar Frank Gehry, pragmaticamente, il futuro è la prossima cosa che tu fai, mentre per Li Ming, artista e curatore, con una saggezza orientale che rasenta l’ovvio, il futuro sarà normale. Più inquietante è il pensiero di Nadim Abbas, giovane artista di Hong Kong, per il quale “Il futuro sarà una protesi”. Sino a virare al pessimismo. “Molto presto il futuro sarà un mondo senza un futuro” dichiara Chen Jiaying, filosofo di Shanghai, dove la dichiarazione potrebbe essere letta anche come previsione di una società abbarbicata sul presente. He An, artista di tendenza, teme per una Cina che corre il rischio di svendere la propria anima mentre per un altro artista, He Xiangyu, le minacce del futuro saranno la tecnologia e la violenza. Alcune dichiarazioni sono improntate allo scetticismo come quella di Liu Wei, artista, “Tutte le aspettative e predizioni per il futuro sono risibili, e completamente disconnesse  dal presente”. Altre puntano sul ruolo della creatività e dell’arte. Una via di sviluppo originale, sostenuta da creativi e da intellettuali di estrazioni diverse, si basa su una commistione tra le istanze della contemporaneità e il recupero delle tradizioni del passato. Per il filosofo Daniel A. Bell, nato in Canada ma che vive in Cina, autore di un libro sul nuovo confucianesimo, “Il futuro della Cina sarà un ritorno al passato. Molti intellettuali cinesi nel XX secolo hanno rifiutato il Confucianesimo. Ma oggi, i riformatori sempre più guardano alla meritocrazia e all’armonia sociale per la loro ispirazione politica. Con questo approccio più aperto, il Confucianesimo deve essere reinterpretato e combinato con altre tradizioni come il socialismo, il liberalismo, e il femminismo. Il ritorno al passato quindi non necessariamente assomiglierà al passato”.

*Cina pdf