Il rapporto tra pittura e fotografia è da sempre controverso. La pittura ha fatto pagare alla fotografia il furto dell’esclusiva di riprodurre la realtà e ci è voluto più di un secolo per riconoscere a quest’ultima la dignità di pratica artistica. Superati sensi di colpa determinati dalla supposta prevalenza tecnica rispetto al fare creativo, accantonate oziose riflessioni sulla specificità o meno del linguaggio fotografico, la fotografia si sta prendendo una grande rivincita. Pur essendo stata sdoganata come arte (soprattutto grazie al mercato) sembrava essere destinata a divenire un mezzo “classico”, un po’ datato, nel fervore dello sviluppo delle nuove tecnologie della visione. Digitale, connessioni, uso diffuso dell’immagine, possibilità infinite di duplicazione e conseguente perdita di specificità sembravano doverla relegare a parente povera sia della arte, pittorica e concettuale, e al contempo interdetta dall’universo virtuale. Al contrario per la fotografia si sono aperti nuovi scenari. Due mostre in corso a Francoforte ci permettono di mettere definitivamente in soffitta il complesso d’inferiorità della fotografia e anzi di mostrare originali percorsi, con qualche sorpresa. Allo Städel Museum viene presentata sino al 23 settembre Painting in Photography. Strategies of Appropriation mentre all’ MMK, il museo d’arte moderna, sino al prossimo gennaio, si può visitare Fotografie Total dalla collezione del museo. Painting in Photography. Strategies of Appropriation, curata da Martin Engler e Carolin Köchling allo Städel, presenta una sessantina di lavori di artisti che, per diverse strade stilistiche, hanno riconsiderato la relazione, spesso ambivalente, tra pittura e fotografia. Abbiamo i primi esempi di sperimentazione fotografica dello “scrivere con la luce” di László Moholy-Nagy (1895–1946) nei fotogrammi del 1920, realizzati senza macchina fotografica nei quali la luce naturale crea sulla carta sensibile forme astratte, e la ricerca sulla luce di Otto Steinert (1915–1978) con i “luminigrams,”Vi sono i protagonisti della ricerca contemporanea come Wolfgang Tillmans, artista che lavora sulla rappresentazione del quotidiano ma in mostra è presente con opere che sublimano sino all’astrazione, Thomas Ruff con la serie Substrat, mutazioni cromatiche di campi di colore. Di Hiroshi Sugimoto sono esposte le serie che lo hanno reso famoso, i “teatri” e i “paesaggi marini”, in quest’ultimi l’artista, lavorando sui tempi di esposizione, crea opere che trascendono la realtà raffigurata, sino a divenire, nel bianco e nero, una composizione astratta e spirituale. Altri artisti si rifanno dichiaratamente alla storia della pittura come Jeff Wall che “ricostruisce”, rendendolo contemporaneo, Un Bar aux Folies-Bergère di Édouard Manet. In Picture for Women (1979) l’artista canadese si rifà al famoso dipinto del 1882. La macchina fotografica è al centro dell’opera, e la si potrebbe leggere come una presa di coscienza del proprio ruolo. Molto più sommessa e intrigante, come si addice a autore e soggetto, è l’opera di Luigi Ghirri, che riprende, con la fotografia, gli oggetti utilizzati da Giorgio Morandi come modelli per le sue opere. Un altro approccio è quello di chi interviene con la pittura sulla fotografia come Oliver Boberg, Richard Hamilton, Georges Rousse e Amelie von Wulffen. Altri, più radicali, in piena temperie postmoderrna, come Sherrie Levine e Louise Lawler, esponenti della Appropriation Art, utilizzano, fotografandole, opere della storia dell’arte, utilizzandole per nuovi contesti. L’altra tappa nel nostro percorso è all’MKK per Fotografie Total con la quale si coglie l’occasione per esporre parte di una collezione che comprende oltre 2 600 lavori. La collettiva verte su due filoni. Da un lato vengono presentati artisti concettuali e attenti alle ultime ricerche come Thomas Ruff con i ritratti algidi di scuola tedesca, Wolfgang Tillmans con l’immagine di un tucano che rasenta la perfezione formale. Vi sono i lavori di Lothar Baumgarten, Anna e Bernhard Blume, Bernd and Hilla Becher. Thomas Demand gioca sulla decostruzione e ricostruzione, creando immagini di interni stranianti. Sono soprattutto le installazioni che hanno come base la fotografia ad indicare una nuova frontiera. Nel momento in cui la specificità del fissare l’immagine non è più il traguardo finale, per la fotografia si apre sia la possibilità di divenire elemento costituente di una nuova opera d’arte in cui intervengono materia, foto, video, sia di elemento iconografico fondante nell’universo digitale (che la rassegna non affronta). In mostra troviamo i tableaux vivants, di Aernout Mik con un quanto mai attuale crollo della borsa, i video di Mario Pfeifer, la foto installazione di Mark Borthwick che trasforma la parete di una stanza nella storia quotidiana fissata da istantanee. Un’altra parte della mostra è dedicata principalmente al fotogiornalismo di inchiesta e di denuncia. Dagli scatti ormai storici di Paul Almasy, a Barbara Klemm, a Inge Rambow con la serie sui disastri ambientali dove, nella realizzazione fotografica, anche le discariche sembrano acquisire una loro estetica. Le immagini dei reietti della terra di Sebastião Ribeiro Salgado hanno acquisito la dolente classicità di un’opera rinascimentale. Di Anja Niedringhaus vengono esposte le serie sulla guerra che l’hanno resa famosa e per le quali, unica donna in un team di 11 fotografi, le è stato assegnato il premio Pulitzer. Tra queste le immagini dei bambini armati di mitra, in bilico tra il gioco e la tragedia. Fanno dimenticare ogni riflessione estetica per farci ricadere nella realtà, consacrando la grande potenza della fotografia. Il percorso della fotografia dunque non è finito. Più viva che mai, si appresta alla sfida delle nuove tecnologie, divenendo non solo testimonianza della realtà o strumento di creatività, ma assumendo nell’universo della comunicazione globale, un ruolo del tutto inusitato, al di là dell’immagine artistica: intervenendo nella realtà quotidiana con i milioni di scatti dei nostri cellulari, modificando la Storia come stanno a dimostrare le immagini del dissenso e delle insurrezioni arabe.